Oltre al Barocco, il grande evento che caratterizza la civiltà secentesca da rappresentato da un profondo moto di rinnovamento nel campo della cultura scientifica che percorre l'intera Europa. Tanto radicale fu la trasformazione del metodo e tanto eccezionali le scoperte che ne conseguirono, che questa esperienza stata definita "rivoluzione scientifica", giudicandola a buon diritto una delle tappe fondamentali nella storia dell'umanità. Se infatti consideriamo nel loro complesso i ritmi dell'evoluzione storica, vediamo come per millenni scienza e tecnologia siano rimaste sostanzialmente immobili: dall'antichità al Rinascimento, fatta eccezione per alcune scoperte o invenzioni importantissime ma isolate (la polvere da sparo, la bussola, la stampa), la vita aveva continuato a svolgersi nella stessa maniera, con le stesse fonti di energia, gli stessi mezzi di trasporto, le stesse tecniche produttive. La parabola di questa grande rivoluzione culturale si estende per circa un secolo e mezzo, dal 1543, anno della pubblicazione del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico, al 1687, quanto viene dato alle stampe il libro di Isaac Newton (1642-1727) Philosophiae naturalis principia mathematica. Il momento decisivo di questo processo si verifica intorno al ventennio 1620-1640: fino a quella data, infatti, anche in Italia si realizzano le condizioni per una partecipazione diretta alla più avanzata cultura europea, mentre oltre al di là di questo periodo ha inizio una fase di netta emarginazione dal contesto intellettuale. L'interesse suscitato da Galileo Galilei intorno allo studio dei fenomeni naturali, un'attenzione che egli determinò attraverso le sue scoperte e la propria vicenda intellettuale (le polemiche, i processi, l'abiura finale), influenzò tutti i campi del sapere: in questo contesto si modificarono sia il ruolo e la funzione dello scienziato che la stessa "immagine della scienza". Bench� la nuova scienza si ricolleghi a esperienze precedenti (in primo luogo, all'Umanesimo e al Naturalismo del Quattro-Cinquecento), alla base di questa rivoluzione sta un fattore del tutto originale che ne costituì l'indispensabile spinta propulsiva: il metodo sperimentale. Mentre, infatti, nel mondo antico e per tutto il Medioevo i meccanismi della conoscenza si erano fondati sul "principio di autorità", che poneva l'interpretazione del mondo fornita dai grandi pensatori (in primo luogo da Aristotele) e dalla Sacra Scrittura come verità indiscutibile, a partire dal XVII secolo comincia ad affermarsi un modo nuovo di analizzare la realtà, in cui l'osservazione e l'esperienza diretta sostituiscono l'accoglimento acritico dell'autorità": il filosofo naturale non accetta più passivamente quanto asserito dai suoi predecessori, ma vuole comprovare la validità dei loro risultati, e, se necessario, modificarli, correggerli o formulare ipotesi alternative; pertanto non riconosce alcun vincolo che non sia quello della verifica sperimentale. Questa nuova logica produsse alcune conseguenze: la prima, di mettere in discussione, sottoponendole alla riprova dell'esperimento, le verità enunciate dalle due maggiori fonti di autorità: il potere politico e il potere religioso; la seconda, di rivendicare la libertà della scienza e degli scienziati da ogni forma di condizionamento esterno. Ambedue queste posizioni furono subito avvertite come estremamente pericolose per il potere, e quindi perseguitate con grande decisione da parte delle strutture repressive che si erano venute consolidando attraverso l'assolutismo e la Controriforma. La lotta per la conquista della libertà scientifica diventa così la lotta per la libertà tout-court, tanto che i suoi protagonisti varcano i limiti della storia della scienza per collocarsi fra gli edificatori della civiltà moderna intesa nel suo complesso. Il fenomeno della rivoluzione scientifica ebbe dimensione internazionale ed esponenti di primo piano da un capo all'altro dell'Europa: dal polacco Niccolò Copernico (1473-1543) - il cosmologo che con la teoria eliocentrica fu il precursore della nuova era - al danese Tycho Brahe (1546-1601) e al tedesco Giovanni Keplero (1571-1630) - che ne svilupparono le intuizioni - all'inglese Isaac Newton (1642-1727) - con cui fisica, astronomia e cosmologia vengono unificate in un sistema generale, per molti aspetti valido ancora oggi. Nel campo degli studi matematici, contributi di eccezionale rilevanza si debbono ai francesi Renò Descartes (Cartesio, 1596-1650) e Blaise Pascal (1623-1662), e al tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646-1716). Un decisivo arricchimento delle conoscenze fisiologiche e anatomiche derivò dagli studi del fiammingo Andrea Vesalio (1514-1564) e dell'italiano Marcello Malpighi (1627-1694). Ma per quanto riguarda l'Italia, non c'è dubbio che la figura di maggior rilievo sia quella di Galileo Galilei (1564-1642), astronomo, fisico, matematico, filosofo e prosatore magnifico per l'eleganza dello stile e la padronanza della lingua.
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bERNINI, cARAVAGGIO E eL gRECO SI POSSONO CONSIDERARE ESPONENTI DELLA RICERCA DELLA NUOVA LIBERTÀ ARTISTICA, SVINCOLATA DALLE PRECEDENTI NOZIONI DI AUTORITà?
RispondiEliminafa cacare
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